L’adozione dell’AI in azienda può accelerare la trasformazione digitale e migliorare sotto molti aspetti i risultati di business. Servono, però, una certa visione e degli obiettivi chiari e coerenti.

Secondo McKinsey le tecnologie più attuali, come l’AI generativa, avrebbero[1] il potenziale per automatizzare attività che assorbono dal 60% al 70% del tempo dei dipendenti.

Chi per primo ha abbracciato trasformazione digitale e AI ha visto migliorare in modo significativo rendimento del patrimonio tangibile, rapporto prezzo/utili, rendimenti totali per gli azionisti.

Non stupisce così che, intuendo i potenziali vantaggi di tale cambiamento, il 60% delle aziende ha previsto di aumentare la spesa in tecnologia e digitale per l’anno in corso nonostante il clima di profonda incertezza economica. 

PERCHÉ NON SEMPRE LA TRASFORMAZIONE DIGITALE IN AZIENDA VA A BUON FINE

C’è un dato meno confortante, però, che non si può ignorare parlando di trasformazione digitale e AI: il 70%[2] delle transizioni digitali fallisce.

Non è una percentuale che sorprende considerato l’approccio poco lungimirante di molte imprese che non definiscono un piano professionale, sequenziale e correlato a KPI definiti e condivisi. 

Per evitare tale esito negativo i dirigenti aziendali dovrebbero comprendere innanzitutto da quali ambiti chiave partire per innovare, prendendo esempio delle aziende più digitalizzate. Anche adottare un modello operativo agile sarà indispensabile per cominciare. Per riuscire a generare valore a breve e medio termine i dirigenti dovranno, quindi, definire una roadmap digitale. Non è una task esclusiva della C-suite: un team digitale competente e pronto all’aggiornamento continuo è indispensabile, anzi, per una trasformazione reale. Per questa ragione selezionare un gruppo di esperti in tecnologie avanzate, ingegneri del software e data scientist dovrà essere tra le priorità del dipartimento di risorse umane. 

Tra le ragioni per cui le trasformazioni digitali falliscono non si può non citare, comunque, il fatto che spesso le stesse aziende intenzionate a intraprendere un processo di transizione non sanno se l’innovazione tecnologica che può aiutarle di più sia davvero l’AI avanzata oppure la blockchain o l’Internet of Things (IoT). Anche una volta scelta la tecnologia più adatta per le esigenze della propria azienda, resta la necessità di trovare figure esperte che sappiano utilizzarla al meglio. 

Per molte aziende la gestione dei costi e l’incertezza del ritorno sugli investimenti restano lo scoglio principale, quello che trattiene i dirigenti dal dedicare investimenti significativi alla trasformazione digitale.

Non di rado a preoccupare i vertici aziendali è come raggiungere rapidamente la scalabilità con le nuove soluzioni digitali.

COME L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE PUÒ AIUTARE LE AZIENDE NELLA DIGITALIZZAZIONE

Al problema della scalabilità l’AI sa rispondere prontamente grazie ai numerosi ambiti di applicazione: dal marketing alle vendite, passando per la customer experience. 

Ancora secondo McKinsey l’AI generativa potrebbe aumentare[3] la produttività del reparto vendite del 3-5%, valore che sale al 5-15% per il reparto marketing fino ad arrivare al 30-45% per le customer operation. 

In che modo, però, questi reparti stanno già utilizzando l’AI?

  • Nel marketing si sta sfruttando l’intelligenza artificiale generativa soprattutto per la creazione efficiente di contenuti, l’ottimizzazione SEO, la personalizzazione della scoperta dei prodotti e per fare un uso migliore dei dati.
  • Per quanto riguarda le vendite al momento si approfitta delle potenzialità dell’AI in particolar modo per aumentare le probabilità di vendita e migliorare lo sviluppo di opportunità di vendita, oltre che per fidelizzare clienti e partner.
  • Nelle customer operation l’AI viene impiegata, invece, perlopiù per il servizio clienti self-service, tramite chatbot per esempio, dal momento che può aiutare a risolvere il problema dell’utente al primo contatto e ridurre il tempo di risposta.

L’intelligenza artificiale generativa, certo, porta con sé anche dei rischi. Da più voci è stato fatto notare, per esempio, che le policy sulla privacy di ChatGPT continuano a essere poco trasparenti.

Per il futuro c’è da aspettarsi che i software di intelligenza artificiale continuino a essere implementati in modo da eliminare diffidenze preoccupazioni degli utenti e da limitare al massimo gli usi impropri e dannosi. Già adesso critiche e scetticismi attorno all’intelligenza artificiale non sembrano così forti da disincentivarne l’adozione.

Le aziende sembrano apprezzare in particolar modo come, grazie all’automazione delle attività ripetitive, possono essere gestiti carichi di lavoro importanti e ridotti i tempi di esecuzione da parte dei dipendenti. Sono miglioramenti, questi, direttamente correlati alla crescita aziendale e che confermano perché investire in trasformazione digitale e AI è la priorità di molte imprese. Tale processo naturalmente non è né automatico né privo di difficoltà.

La formazione, per esempio, è indispensabile affinché i dipendenti possano creare valore e, come i management più illuminati sanno bene, è necessario investirvi in maniera strategica, graduale, continuativa.

Solo lavorando per abbracciare davvero il cambiamento imposto da trasformazione digitale e AI, cioè, le aziende non si ritroveranno con macchine al posto di dipendenti come in molti profetizzano, ma con dipendenti “aumentati” dalle macchine.